Febbre Familiare Mediterranea

La Febbre Familiare Mediterranea (FMF) è la più frequente tra le malattie autoinfiammatorie. Queste sono condizioni genetiche caratterizzate dalla disfunzione del sistema immunitario innato. La FMF, in particolare, si sviluppa a seguito di mutazioni del gene MEFV che codifica per la proteina pirina, necessaria all’avvio di un tipo specifico di risposta infiammatoria.

Inizialmente si credeva che la FMF fosse una condizione ereditata con carattere autosomico recessivo ma recenti evidenze mostrano come anche alcune persone con un solo allele mutato possano sviluppare la malattia.

La FMF è più frequente in alcune etnie come gli ebrei ashkenaziti, gli armeni, i turchi e gli italiani. Nelle popolazioni ad alto rischio la frequenza della malattia si aggira intorno a 1 – 3 casi/1000.

 

 

 

La malattia si presenta in forma di attacchi ricorrenti di febbre con associato dolore, classicamente localizzato a torace, addome, articolazioni. Il dolore rappresenta il segno clinico dello sviluppo di infiammazione sterile in quelle sedi; nelle articolazioni si può arrivare a vere e proprie forme di artrite. All’esordio nel bambino può essere presente solo la febbre, sebbene successivamente tenda a comparire tutto il corteo sintomatologico.

Gli attacchi hanno solitamente durata compresa tra le 12 e le 72 ore e si ripetono con cadenza variabile di settimane e/o mesi. Alcuni individui riconoscono un’associazione dell’insorgenza di alcuni attacchi con eventi stressanti, infezioni intercorrenti e/o con il ciclo mestruale. Tipica della FMF è la completa assenza di sintomi tra gli episodi.

Quando la diagnosi di FMF è effettuata prontamente la prognosi è eccellente.

 

 

 

La diagnosi di FMF si basa sul riconoscimento del quadro clinico, in assenza di apparenti cause infettive e/o di altra natura che lo giustifichino. Sebbene un medico esperto di questa condizione possa porre il sospetto diagnostico facilmente, tale condizione richiede una attenta diagnosi differenziale.

Talvolta il dolore può simulare condizioni più frequenti, come ad esempio un attacco di appendicite o una polmonite. In caso di dolore muscolo-scheletrico in un bambino vengono chiamate in causa anche condizioni come i dolori benigni dell’infanzia o patologie reumatologiche infiammatorie.

Durante gli attacchi è possibile riscontrare un cambiamento degli esami di laboratorio, come un rialzo degli indici di flogosi e della proteina siero-amiloide A (SAA). Nel tempo il continuo aumento di queste proteine può condurre alla più temibile complicanza della patologia: l’amiloidosi secondria sistemica (AA). Questa si caratterizza per un progressivo danno da accumulo degli organi interni tra cui il rene, il polmone ed il tratto gastrointestinale.

L’analisi genetica del gene MEFV è oramai parte integrante della diagnostica di questa condizione e viene effettuata nei Centri di reumatologia specializzati nella gestione della FMF. Sono state descritte più di 300 mutazioni del gene MEFV, non tutte necessariamente associate a patologia.

 

 

Il cardine del trattamento della FMF è rappresentato dalla colchicina. Questo farmaco, oramai in uso da decenni, è altamente efficace nel prevenire gli attacchi e nel ridurre il conseguente rischio di sviluppare l’amiloidosi sistemica.

La terapia prevede la somministrazione giornaliera per via orale, partendo da una dose iniziale più bassa fino ad un livello adatto ad indurre la scomparsa dei sintomi. La colchicina viene utilizzata ampiamente anche nei bambini, per i quali viene considerata sicura ed efficace.

L’effetto collaterale più noto è rappresentato dalla sintomatologia gastrointestinale (diarrea) che si riduce solitamente con il tempo ma che comunque scompare alla sospensione del farmaco.

Si stima che il trattamento sia in grado di indurre remissione completa nel 60% dei pazienti, parziale nel 30% e che sia inefficace nel 5-10%. Nei pazienti che non rispondono all’uso della colchicina, nonostante il tentativo di incremento del dosaggio, o nei pazienti intolleranti, è possibile utilizzare una diversa classe di farmaci: gli inibitori dell’interleuchina-1. Questi sono farmaci biologici oramai ampiamente utilizzati nel trattamento di diverse patologie reumatologiche.

Sebbene la terapia sia relativamente semplice e di facile gestione, essa deve essere assunta per tutta la vita, in considerazione della natura genetica della FMF.

 

 


Dott. Federico Diomeda

UOSD Reumatologia e Immunologia pediatrica – Ospedale ‘Vito Fazzi’, Lecce

HUB Regione Puglia per la Reumatologia Pediatrica