Solidarietà a Cristian Filippo da APMARR

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Cristian Filippo è un ragazzo di 24 anni affetto da fibromialgia e costretto a convivere coi dolori lancinanti causati da questa patologia. Per cercare di lenire le sue sofferenze Cristian decide di ricorrere alla cannabis terapeutica, che rappresenta un prezioso antidolorifico e antinfiammatorio. Ma Cristian vive in Calabria, una delle 3 Regioni italiane a non avere ancora un provvedimento che ne garantisca l’erogazione a carico del Servizio Sanitario Regionale, e in cui la cannabis può quindi essere acquistata in farmacia solo a carissimo prezzo, che la maggior parte dei pazienti non può permettersi. Cristian giustamente non vuole rivolgersi al mercato clandestino gestito dai narcos calabresi, e decide quindi di coltivare in casa due piantine di cannabis a fini terapeutici, per poter accedere a un consumo sicuro. Con la sola colpa di cercare di ridurre i danni della propria malattia, a giugno 2019 Cristian viene arrestato, è ora sottoposto a obbligo di dimora in vista del processo che si terrà a marzo 2022 e rischia 6 anni di carcere.

“APMARR esprime tutta la sua vicinanza e solidarietà a Cristian, e si schiera convintamente al suo fianco in questa sua battaglia per la tutela del suo diritto alla salute e alla cura – dichiara Antonella Celano, presidente APMARR -. È inaccettabile che una persona affetta da una grave forma di fibromialgia, costretta per alleviare il proprio dolore a consumare quotidianamente cannabis, rischi il carcere.

La nostra associazione è favorevole all’uso della cannabis terapeutica, in quanto il suo consumo è utile per alleviare il dolore provocato dalla patologia e i suoi sintomi, ma tenendo sempre a mente che essa non è e non può costituire una cura verso la fibromialgia o altre malattie reumatologiche, e che il suo uso deve sempre essere discusso in anticipo con il proprio medico, con valutazioni di follow-up ogni tre mesi circa, come si farebbe per qualsiasi nuovo trattamento.

Storie come quella di Cristian Filippo, o quella simile di Walter De Benedetto (fortunatamente conclusasi con esito positivo) sono la dimostrazione della necessità e urgenza di quanto chiediamo da tempo alle Istituzioni: l’avvio di un percorso di legge che consenta e favorisca un più facile accesso all’uso della cannabis per scopi terapeutici attraverso pratiche legali, senza che i pazienti siano costretti a rivolgersi al mercato dello spaccio anziché andare dal proprio medico (alimentando così l’illegalità) o rischino di essere arrestati non avendo altre alternative che il ricorso alla coltivazione domestica a fini terapeutici.”