4 italiani su 10 temono gli effetti collaterali del vaccino, uno su due vorrebbe procrastinare la data della vaccinazione e un terzo pensa che ci siano vaccini di serie A e di serie B. Un webinar promosso dall’APMARR – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare APS aiuta a far chiarezza sul tema, sciogliendo tutti i dubbi dei pazienti e riducendo la loro incertezza nel sottoporsi alla vaccinazione
Lecce, 7 maggio 2021 – “Attualmente non sono state riscontrate controindicazioni al vaccino anti-SARS-CoV-2 per le persone con malattie autoimmuni”. “Questi vaccini sono la migliore arma che abbiamo a disposizione per prevenire la COVID-19 anche per le persone con patologie reumatologiche autoimmuni che, in generale, non devono interrompere le terapie, se non per
farmaci specifici (come rituximab) che stanno assumendo”. “Al momento non vi sono indicazioni preferenziali per l’utilizzo di un tipo di vaccino rispetto all’altro per questi pazienti”. Gli esperti (immuno-virologi, infettivologi, reumatologi, farmacisti e psicologi), intervenuti nel corso del webinar “Vero o falso? La corretta informazione sui vaccini Covid-19 per le persone con malattie autoimmuni”, promosso e organizzato da APMARR – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare APS, hanno fugato così ogni dubbio circa l’efficacia della vaccinazione contro Covid-19 anche per le persone con patologie autoimmuni, riaffermando il potere assoluto della scienza e degli scienziati sulle fake news e la disinformazione gratuita che quotidianamente contribuiscono ad accrescere l’ansia e le incertezze delle persone rispetto alla necessità e all’utilità di sottoporsi alla vaccinazione.
Secondo una ricerca svolta a marzo 2021 da EngageMinds HUB, centro di ricerca dell’Università Cattolica, si è scoperto che 4 italiani su 10 (37%) hanno paura dei possibili effetti collaterali della vaccinazione anti Covid-19. Quasi un italiano su due (46%) vorrebbe procrastinare la sua adesione alla campagna vaccinale fino a quando non sarà disponibile sul mercato un vaccino migliore di quelli attualmente in commercio e un terzo degli italiani (30%) ritiene che ci siano vaccini di serie A e vaccini di serie B. (fonte: ricerca EngageMinds HUB, centro di ricerca dell’Università Cattolica, marzo 2021). “A un anno dall’inizio della pandemia, la fatica e la sfiducia di molti concittadini è terreno fertile per ulteriori posizioni di scetticismo e di sospetto verso la prevenzione ed in particolare la campagna vaccinale – dichiara Guendalina Graffigna, ordinario di psicologia dei consumi e della salute all’Università Cattolica e Direttore di EngageMinds HUB. Con il Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica stiamo monitorando le preoccupazioni dei cittadini sui vaccini anti-COVID-19 dal febbraio 2020. I dati del nostro osservatorio mostrano che i recenti fatti di cronaca legati al vaccino AstraZeneca hanno portato gli italiani a fare i conti con una difficile equazione psicologica tra “costi” e “benefici” del vaccino. Una bilancia decisionale tutt’altro che razionale, in cui le ragioni della scienza sembrano scontrarsi o mischiarsi con le valutazioni psicologiche ed autobiografiche dei cittadini, le loro percezioni sociali, il passaparola.”
Media che con il loro ruolo giocano un ruolo fondamentale nella campagna vaccinale, alimentando spesso nei cittadini dubbi, ansie e incertezze: “L'attenzione dei media sulla vaccinazione anti-SARS-COV2 e la comunicazione sull’efficacia e soprattutto sulla sicurezza dei vaccini attualmente disponibili hanno creato più dubbi che certezze – spiega Francesca Romana Spinelli, reumatologa presso La Sapienza Università di Roma. Mai come ora è importante fare chiarezza sui rischi (pochi) e sui benefici (molti) della più grande campagna di vaccinazione degli ultimi decenni.”
“La messa a punto, in meno di un anno dall’esplosione della pandemia, di vaccini altamente efficaci nel prevenire la malattia grave (COVID-19) e relativamente efficaci nel prevenire l’infezione da SARS-CoV-2 è un successo senza precedenti nella storia della medicina. Questi vaccini – dice Guido Poli, immuno-virologo, ordinario di Patologia Generale presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presidente dell’associazione “Patto trasversale per la scienza” – sono la migliore arma che abbiamo a disposizione per prevenire la COVID-19 anche per i pazienti con patologie reumatologiche autoimmuni che, in generale, non devono interrompere le terapie, se non per farmaci specifici (come rituximab) che stanno assumendo, per esempio a base di cortisone, anche se questi possono diminuire un po’ l’efficacia dei vaccini. Al momento non vi sono indicazioni preferenziali per l’utilizzo di un tipo di vaccino rispetto all’altro per questi pazienti.”
“Le persone con malattie autoimmuni hanno un rischio lievemente aumentato, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare una forma severa di COVID-19 in caso di infezione da SARS-CoV-2 – chiarisce Rita Murri, infettivologa, ricercatrice in Malattie Infettive presso Università Cattolica del Sacro Cuore e Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS. Al momento, non sono state riscontrate controindicazioni al vaccino anti SARS-CoV-2 per le persone con malattie autoimmuni, tranne nel caso di allergie ai composti vaccinali. Le persone immunodepresse, a causa della loro patologia o dei farmaci che assumono, hanno un rischio lievemente aumentato di rispondere meno efficacemente alla vaccinazione anti SARS-CoV-2. Il counselling da parte dell’equipe curante del paziente è cruciale nel veicolare un’informazione corretta e puntuale ed è associata a una riduzione dell’incertezza a vaccinarsi.” (Fonte: CDC, EULAR, American College of Rheumatologist).
“Sulla base delle evidenze scientifiche – spiega Antonella Celano, presidente di APMARR – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare APS – possiamo affermare che per noi soggetti affetti da malattie autoimmuni reumatologiche non ci siano, ad oggi, delle controindicazioni specifiche a sottoporci alla vaccinazione. È però indispensabile una valutazione caso per caso da parte dello specialista, tenendo conto dello stato della malattia reumatologica autoimmune e del rischio con cui convive il paziente anche in funzione dell’attività che svolge. Sarà dunque sempre lo specialista che ha in cura la persona a doverla consigliare, fornendo tutte le indicazioni necessarie al medico incaricato di eseguire la vaccinazione.”
Un contributo importante alla campagna vaccinale lo stanno dando anche le farmacie, come spiega Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia: “Le farmacie sono state e sono centrali nella campagna vaccinale contro il Covid 19, confermando il proprio ruolo di primo presidio del Sistema Sanitario Nazionale per i cittadini. In una prima fase sono state un punto di riferimento per la prenotazione del vaccino da parte dei cittadini e ora sono pronte alla seconda fase nella quale, grazie a una formazione adeguata da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e a corsi specifici, i farmacisti potranno aiutare medici e autorità sanitarie nel somministrare il vaccino. Si tratta di un grande passo avanti che ci pone allo stesso livello di altri Paesi europei ed è espressione pratica del concetto di farmacia dei servizi.”