Professionisti della salute da ‘super-specializzare’ per essere in linea con il progresso delle cure reumatologiche.
Per questo, Apmarr ha preso parte alla stesura del programma della Scuola di Perfezionamento per Medicie Infermieri di Reumatologia
di Italia Agresta*
Una delle prime figure che si incontra in un ambulatorio o in un reparto di reumatologia è l’infermiere. L’infermiere è il professionista sanitario responsabile della pianificazione e gestione del processo assistenziale, dell’attività riabilitativa, palliativa, educativa e preventiva rivolta all’individuo, alla comunità o alla popolazione, svolta su individui con patologia o sani, al fine di recuperare uno stato di salute adeguato e/o di prevenire l’insorgenza di alterazioni morfo-funzionali.
Secondo un rapporto dell’OMS, gli infermieri rappresentano il 59% della forza lavoro nel settore sanitario; il 90% della categoria è formata da donne, anche se con significative variazioni a seconda della Regione considerata.
In reumatologia l’infermiere è un case manager dell’assistenza e svolge un ruolo determinante nella rilevazione dei dati clinimetrici, sui quali si basa il monitoraggio dell’attività di malattia.
Organizza, finalizza e migliora la compliance del paziente, si occupa della gestione degli appuntamenti, degli intervalli di somministrazione, dell’aggiornamento della documentazione clinica, della pianificazione degli accessi e dei relativi carichi di lavoro. Gestisce l’organizzazione delle attività per eventi avversi o di situazioni di rischio durante il trattamento dei farmaci biotecnologici, collabora con il reumatologo nella gestione di tali circostanze, concorre all’applicazione delle procedure previste dalla normativa sulla farmacovigilanza.
L’infermiere è il cardine dell’assistenza nella cronicità, è colui/colei che meglio conosce la persona con patologia reumatologica, che si prende cura del disorientamento – dato che la malattia cambia il consueto ritmo della vita –, instaura un rapporto saldo con i pazienti, dialoga, colma i vuoti della comunicazione medico-paziente, aiuta la comprensione e l’importanza dei PROs, sostiene l’educazione del paziente (patient education) per chi è candidato al trattamento con farmaci biotecnologici.
L’infermiere umanizza l’organizzazione strutturale basandosi sulla presa in carico globale della persona e fornisce interventi assistenziali personalizzati, ma per fare tutto ciò l’infermiere deve essere sempre più preparato e qualificato per fornire cure efficaci e sicure, riuscendo anche nel non semplice compito di lavorare in modo interdisciplinare e di collaborare con altri professionisti della salute per garantire la continuità assistenziale.
Questi strumenti sono dati da corsi di specializzazione in reumatologia che garantiscano alta qualità dell’assistenza infermieristica e soddisfino le esigenze dei pazienti in un contesto sanitario in continua evoluzione e sempre più complesso. È quanto mai fondamentale una preparazione di eccellenza, che consenta agli infermieri di affrontare al meglio le numerose e spesso complesse sfide professionali.
Un esempio è dato dal progetto SPIMER (Scuola di Perfezionamento per Medici e Infermieri di Reumatologia) realizzato dalla Reumatologia dell’Università di Bari, con responsabile scientifico Professor Florenzo Iannone in collaborazione con Formedica Scientific Learning. In questo progetto è stata importante la partecipazione e collaborazione di APMARR nella gestione di alcune relazioni su argomenti attinenti alla cura del paziente reumatologico.
È dunque di fondamentale importanza valorizzare la professione e la specialistica degli infermieri con interventi formativi il più strutturati possibile, cambiando rotta sugli interventi terapeutici grazie all’ampliamento delle competenze, sugli interventi assistenziali, definendo la piena ed esclusiva funzione di cura, e non di supplenza delle altre professioni sanitarie, superando la frammentazione e la disomogeneità dei modelli regionali.
Resta tuttavia una nota dolente, la rotazione del personale, misura che non deve assumere una natura emergenziale o punitiva e che non dovrebbe essere utilizzata come strumento ordinario di organizzazione.
L’infermiere specializzato in reumatologia non deve essere un ‘tappabuchi’ ma una risorsa fondamentale per migliorare la presa in carico del paziente reumatologico grazie a risorse culturali, comportamentali, professionali.
Solo con questa visione la reumatologia definirà un mix qualitativo e quantitativo del personale con standard di esiti di cura altissimi, rispondendo ai bisogni vecchi e nuovi delle persone con patologia reumatologica e rara.
* Vicepresidente APMARR APS ETS
na delle prime figure che si incontra in un ambulatorio o in un reparto di reumatologia è l’infermiere. L’infermiere è il professionista sanitario responsabile della pianificazione e gestione del processo assistenziale, dell’attività riabilitativa, palliativa, educativa e preventiva rivolta all’individuo, alla comunità o alla popolazione, svolta su individui con patologia o sani, al fine di recuperare uno stato di salute adeguato e/o di prevenire l’insorgenza di alterazioni morfo-funzionali.
Secondo un rapporto dell’OMS, gli infermieri rappresentano il 59% della forza lavoro nel settore sanitario; il 90% della categoria è formata da donne, anche se con significative variazioni a seconda della Regione considerata.
In reumatologia l’infermiere è un case manager dell’assistenza e svolge un ruolo determinante nella rilevazione dei dati clinimetrici, sui quali si basa il monitoraggio dell’attività di malattia. Organizza, finalizza e migliora la compliance del paziente, si occupa della gestione degli appuntamenti, degli intervalli di somministrazione, dell’aggiornamento della documentazione clinica, della pianificazione degli accessi e dei relativi carichi di lavoro. Gestisce l’organizzazione delle attività per eventi avversi o di situazioni di rischio durante il trattamento dei farmaci biotecnologici, collabora con il reumatologo nella gestione di tali circostanze, concorre all’applicazione delle procedure previste dalla normativa sulla farmacovigilanza.
L’infermiere è il cardine dell’assistenza nella cronicità, è colui/colei che meglio conosce la persona con patologia reumatologica, che si prende cura del disorientamento – dato che la malattia cambia il consueto ritmo della vita –, instaura un rapporto saldo con i pazienti, dialoga, colma i vuoti della comunicazione medico-paziente, aiuta la comprensione e l’importanza dei PROs, sostiene l’educazione del paziente (patient education) per chi è candidato al trattamento con farmaci biotecnologici.
L’infermiere umanizza l’organizzazione strutturale basandosi sulla presa in carico globale della persona e fornisce interventi assistenziali personalizzati, ma per fare tutto ciò l’infermiere deve essere sempre più preparato e qualificato per fornire cure efficaci e sicure, riuscendo anche nel non semplice compito di lavorare in modo interdisciplinare e di collaborare con altri professionisti della salute per garantire la continuità assistenziale.
Questi strumenti sono dati da corsi di specializzazione in reumatologia che garantiscano alta qualità dell’assistenza infermieristica e soddisfino le esigenze dei pazienti in un contesto sanitario in continua evoluzione e sempre più complesso. È quanto mai fondamentale una preparazione di eccellenza, che consenta agli infermieri di affrontare al meglio le numerose e spesso complesse sfide professionali.
Un esempio è dato dal progetto SPIMER (Scuola di Perfezionamento per Medici e Infermieri di Reumatologia) realizzato dalla Reumatologia dell’Università di Bari, con responsabile scientifico Professor Florenzo Iannone in collaborazione con Formedica Scientific Learning. In questo progetto è stata importante la partecipazione e collaborazione di APMARR nella gestione di alcune relazioni su argomenti attinenti alla cura del paziente reumatologico.
È dunque di fondamentale importanza valorizzare la professione e la specialistica degli infermieri con interventi formativi il più strutturati possibile, cambiando rotta sugli interventi terapeutici grazie all’ampliamento delle competenze, sugli interventi assistenziali, definendo la piena ed esclusiva funzione di cura, e non di supplenza delle altre professioni sanitarie, superando la frammentazione e la disomogeneità dei modelli regionali.
Resta tuttavia una nota dolente, la rotazione del personale, misura che non deve assumere una natura emergenziale o punitiva e che non dovrebbe essere utilizzata come strumento ordinario di organizzazione.
L’infermiere specializzato in reumatologia non deve essere un ‘tappabuchi’ ma una risorsa fondamentale per migliorare la presa in carico del paziente reumatologico grazie a risorse culturali, comportamentali, professionali.
Solo con questa visione la reumatologia definirà un mix qualitativo e quantitativo del personale con standard di esiti di cura altissimi, rispondendo ai bisogni vecchi e nuovi delle persone con patologia reumatologica e rara.
* Vicepresidente APMARR APS ETS