MORFOLOGIE 49 – A che punto è l’iter della Risoluzione congiunta sulle malattie reumatologiche? A colloquio con l’Onorevole Gian Antonio Girelli

di Edoardo Ferri*

Onorevole, in qualità di membro della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, quali sono i provvedimenti più significativi attualmente in discussione e quali sono i potenziali sviluppi?

On. Gian Antonio Girelli

In realtà molti sono i temi che attendono di essere affrontati, alcuni devono semplicemente essere portati in aula, la nuova legge di contrasto a HIV, HPV e alle malattie sessualmente trasmissibili, il contrasto all’obesità, e altre tematiche che devono essere incardinate o approfondite in commissione. Si pensi al tema delle terapie digitali o alla necessità di affrontare la farmaco-resistenza, con particolare attenzione all’antibiotico-resistenza. Senza dimenticare alcune proposte depositate che riguardano la prevenzione, in particolare rispetto agli screening. Purtroppo, mancano le condizioni per affrontare, con la necessaria lucidità di analisi, una revisione di organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, dalla sua frammentazione in 21 modelli regionali, al necessario investimento in prevenzione. Sono cambiati scenari e contesti, si rischia di ragionare con registri oramai superati.

A un anno dall’approvazione della Risoluzione congiunta n. 8-0004 sulle malattie reumatologiche, da Lei promossa insieme all’On. Imma Vietri, qual è lo stato di attuazione degli impegni previsti? Tra questi era inclusa l’attivazione di un tavolo dedicato alle patologie reumatologiche presso il Ministero della Salute, che tuttavia non risulta ancora avviato. Come intende proseguire la Sua attività di sindacato ispettivo per sollecitare il Governo in tal senso?

Questa Risoluzione può essere presa ad esempio di come spesso atti di indirizzo approvati in Aula o in Commissione, in questo caso una risoluzione bipartisan, siano di fatto disattesi dall’azione di Governo. Fa parte di una tendenza, che ritengo profondamente sbagliata, che mortifica l’attività parlamentare, mettendo in condizione il Governo di agire in modo autonomo rispetto alle precise indicazioni delle aule parlamentari. Proseguirò ovviamente nell’azione di pressione e richiesta che quanto previsto ed approvato si realizzi, iniziando dall’attivazione del tavolo dedicato alle patologie reumatologiche presso il Ministero, così come le altre indicazioni. Si tratta, oltretutto, di indirizzi di fondamentale importanza per affrontare in modo efficace patologie complesse e diffuse.

Lei ha appena presentato un atto di indirizzo politico, per promuovere l’implementazione della diagnostica microbiologica rapida, centrale per identificare tempestivamente i microrganismi responsabili delle infezioni e garantire un uso appropriato degli antibiotici. Quali benefici può offrire questa misura ai pazienti reumatologici, tra i più esposti alla resistenza antibiotica, proprio in quanto pazienti fragili?

È questo uno dei temi più delicati da affrontare. Perché si tratta di approntare, a volte semplicemente sperimentare ed utilizzare, metodi di individuazione di percorsi farmacologici appropriati alle singole situazioni. La scienza ci permette di farlo in modo efficace. Investire nel migliorare ulteriormente, ma ripeto, iniziare ad utilizzare le potenzialità a disposizione, è urgente ed indispensabile. Serve in prospettiva, ma è doveroso farlo iniziando dai pazienti fragili maggiormente esposti alla resistenza antimicrobica, tra i quali le persone che soffrono di complicazioni reumatologiche.

La diagnosi precoce è un elemento strategico nel miglioramento della presa in carico dei pazienti. Secondo Lei, quali azioni politiche dovrebbero essere intraprese per aumentare la sensibilizzazione su questo tema, consentendo così ai pazienti di accedere a diagnosi tempestive e, di conseguenza, a cure più efficaci?

Se è indispensabile investire in prevenzione, lo è anche creando le condizioni per poter eseguire diagnosi precoci. Farlo significa incidere in modo significativo su durata e qualità della vita di tante persone. Per raggiungere l’obiettivo è necessario ottimizzare la gestione dei dati a disposizione del Servizio Sanitario, permettendo di individuare particolari vulnerabilità o predisposizioni a determinate patologie, comprese le malattie rare, attivando una vera medicina di iniziativa. È poi indispensabile investire in screening preventivi e favorire la diffusione di vaccini che, non dimentichiamolo, non sono solo contrasto alle emergenze, ma anche lo strumento per prevenire e a volte debellare determinate malattie.

A questo proposito, una delle grandi questioni riguarda le risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale. Perché, nonostante i significativi risparmi derivanti dalla prevenzione primaria e secondaria, si investe ancora troppo poco, in particolare nelle attività screening e diagnosi precoce?

Purtroppo, spesso le scelte in sanità sono condizionate dalle disponibilità finanziarie, collegandole alla spesa corrente. Penso che si debba superare questa visione di breve periodo, per comprendere che prevenire, fare diagnosi precoci, controllare e accompagnare percorsi di cura adeguati, significa non solo mantenere in miglior stato di salute la popolazione (e già basterebbe), ma anche risparmiare nel medio e lungo periodo su quanto si spende in cura. Una scelta coraggiosa potrebbe essere quella di spostare in investimento quanto stanziato in prevenzione, togliendolo dalla spesa corrente. Compresa quella non direttamente sanitaria, ma socio-economica che dipende dalla situazione sanitaria delle persone.

Recentemente ha partecipato alla celebrazione del 40° anniversario di APMARR, un momento significativo per l’associazione. Quanto ritiene importante l’ascolto delle istanze delle associazioni di pazienti nello sviluppo delle politiche sanitarie? E come sta evolvendo il dibattito sul loro coinvolgimento nei tavoli decisionali, anche in relazione a quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2025?

Il ruolo delle associazioni è fondamentale. Sia per conoscere quali siano le esigenze delle persone che vivono sulla propria pelle le patologie e le difficoltà che con le loro famiglie devono affrontare, sia per capire come attivare interventi di aiuto che permettano di superare tante criticità, sia ‘territoriali’, che determinate da situazioni socioeconomiche complicate, coinvolgendo Terzo Settore ed Enti Locali. Sul tema, sono depositate proposte di legge che prevedono di formalizzare l’obbligo della presenza in momenti di consultazione e programmazione di una rappresentanza delle associazioni di pazienti. Questo permetterebbe di uscire da quella discrezionalità in atto, che ne rende l’azione meno libera ed autorevole, in quanto la presenza è legata alle volontà del decisore di turno. Penso sia una differenza di approccio fondamentale, utile anche a fare in modo che attorno alla malattia ci sia la dovuta conoscenza e informazione reciproca fra chi cura e chi ha bisogno di essere curato.

* Amministratore Unico Rime Policy & Advocacy