Reumastories, la testimonianza di Daniela affetta da artrite psoriasica e fibromialgia

Mi chiamo Daniela Monsellato, per gli amici e non solo “Monsi”. Ho 37 anni e sono moglie, lavoratrice e madre ed il tutto con non poche difficoltà.

Da adolescente ho sempre accusato dolori in ogni dove ma il tutto è stato sempre e solo curato sentendomi dire “sei ansiosa, assorbi troppo e il corpo ne risente”, e dal momento che in parte il nostro stato psichico influisce sul nostro corpo mi facevo convincere che fosse così.

Gli anni passano ed io imparo a convivere con quei dolori, ma spesso non riuscivo a darmi pace dinanzi a quelle parole dette così, senza un minimo di indagine approfondita.

Nel 2012, finalmente decido di prendere appuntamento dal reumatologo che seguiva mia mamma, da lei definito sin dal primo momento “un angelo” per averla aiutata in tante situazioni, ed io non ho potuto fare a meno di confermare il suo pensiero.

Faccio parte di un’associazione, l’Azione Cattolica, e ricordo perfettamente che la visita l’ho fatta di venerdì, perché ad aspettarmi al monastero delle clarisse ci sarebbero stati i giovani che all’epoca seguivo per un incontro di preghiera.

A quel primo appuntamento ci vado da sola e già da subito si delinea una diagnosi che non ho preso benissimo. Non facevo altro che piangere, sforzandomi senza successo di trattenere le lacrime.

Il reumatologo, oltre ad una serie di esami che avrei dovuto fare, mi prescrisse dei farmaci. Iniziai a leggere i bugiardini per capire a cosa servivano. Parlavano di artrite. Faccio tutti gli esami e al controllo la diagnosi è chiara: Artrite Psoriasica e Fibromialgia.

Mi feci spiegare tutto nel dettaglio dal reumatologo, che mi consigliò anche delle sedute con uno psicologo. Ho sempre rifiutato perché volevo combattere da sola ed accettare a tutti i costi ciò che in realtà dentro di me avevo già accettato.

Convivere quotidianamente con dei dolori e delle limitazioni non è semplice, ma ho deciso di vivere e amare la vita sempre con il sorriso, che è il mio motto di vita, al quale ho aggiunto il “nonostante tutto”.

Poi è arrivata la gravidanza: negli anni ho fatto diversi biologici e quando sono rimasta incinta ho mollato di colpo tutto per paura di fare male alla bambina. A causa della mia condizione ho avuto tante paure durante la maternità, e ho dovuto fare veramente i conti con la patologia perché sentivo di non essere libera, temendo il durante e il dopo.

Convivere con una patologia che ti rende schiava della sua aggressività non è semplice, ma ho deciso che devo essere più forte di lei usando l’arma che più di tutte non fa mai male: il sorriso.

Daniela Monsellato