Dal morbo di Crohn alla malattia reumatica: la storia di Sonia

In occasione della Festa della mamma APMAR dà voce al racconto di alcune pazienti

Sonia Middei, 53 anni, counselor e mediatore famigliare, abita vicino a Roma nella zona dei Castelli Romani ed è consigliere nazionale di APMAR (Associazione Persone con Malattie Reumatologiche e Rare). Ha due figli Chiara, 23 anni e Andrea, 21 anni. Ha iniziato ad avere i primi sintomi dell’artrite reumatoide quando aveva 17 anni e la diagnosi definitiva l’ha ricevuta a 19-20 anni. La sua patologia è dovuta a un problema gastrointestinale, il morbo di Crohn, che è poi diventato reumatologico.

Cosa hai provato il giorno nel quale hai scoperto di essere incinta per la prima volta?

Una sensazione bellissima, in entrambi i casi sono state fortemente volute.

Affrontare delle gravidanze con una malattia reumatica. Quali sono le principali difficoltà? Hai mai avuto paura di non riuscire a portarle a termine?

A 23 anni ho subito un’operazione al colon e la tecnica utilizzata all’epoca per questo tipo di intervento chirurgico prevedeva “l’apertura” della pancia con un taglio e ho avuto il timore che poi in un futuro questa cicatrice potesse riaprirsi, magari proprio durante la gravidanza. La mia più grande preoccupazione prima di rimanere incinta era che i miei figli potessero ereditare la malattia, quando però il medico che mi aveva in cura mi ha rassicurata su questo rischio mi sono sentita tranquillizzata. Nel mio caso posso dire che la gravidanza è stata un toccasana che mi ha aiutato a combattere la malattia, io non ho avuto dolori durante entrambe le fasi di gestazione e ho vissuto le mie gravidanze come le vive qualsiasi altra donna.

Quali consigli vuoi dare alle donne affette da malattie reumatiche che desiderano avere un figlio?

Abbiate sempre un atteggiamento responsabile quando vi approcciate ad affrontare una gravidanza facendovi aiutare da un’équipe composta da reumatologo, ostetrica e ginecologo che devono sempre collaborare tra loro. Io prima sono Sonia e poi ho anche l’artrite reumatoide. Dobbiamo prima riconoscerci come donne e come persone prima che come pazienti che soffrono di una patologia reumatica; non a caso APMAR è un’associazione di persone. Io ho sempre avuto un atteggiamento positivo verso la malattia pensando, per difesa o incoscienza o forse per entrambe, che le cose sarebbero andate sempre meglio così ho cercato di vivere la mia vita normalmente, senza pensare quasi mai alla mia condizione di salute nonostante con una malattia reumatologica si viva sempre sulle montagne russe.