Morfologie n°45 – RICERCA LA CRIOTERAPIA NELLE MALATTIE REUMATICHE

La terapia del freddo può risultare efficace non sono negli sportivi, ma anche per alleviare i sintomi di malattie infiammatorie acute e croniche. In particolare, nelle patologie reumatologiche, la crioterapia riduce il dolore nei pazienti trattati e potrebbe consentire dunque di ridurre l’uso di analgesici. È controindicata nei soggetti con fenomeno di Raynaud e nei cardiopatici. Si sta lavorando alla redazione di protocolli standardizzati applicabili nelle varie patologie reumatiche.

 

di Alberto Migliore e Paolo Mario Sarais

 

Gli effetti benefici dati dall’esposizione al freddo si conoscono da tanto tempo; le stesse popolazioni antiche ne beneficiavano attraverso bagni in acque a basse temperature. Quarant’anni fa il Prof. Toshiro Jamauchi riconobbe nei suoi pazienti affetti da artrite reumatoide dei benefici al loro ritorno dalle vacanze invernali in montagna. Introdusse, così, la crioterapia in ambito clinico con risultati incoraggianti usando la combinazione di esposizione al freddo ed esercizio fisico. Altre particolari forme di uso terapeutico  del freddo e di criostimolazione sono state proposte negli anni successivi per coadiuvare il trattamento di alcune malattie reumatiche. La terapia del freddo può essere applicata a livello locale o totale ovvero in camere criogeniche speciali e controllate.

La crioterapia viene utilizzata comunemente a livello sportivo come coadiuvante di un buon programma di miglioramento generale organizzato con strategie di recupero adeguate. Tra queste strategie la criostimolazione sembra essere efficace nelle lesioni e nei sintomi da uso eccessivo a livello muscoloscheletrico e per migliorare le prestazioni degli atleti e la loro ripresa tra un’attività e l’altra. Ma viene anche usata come procedura per alleviare i sintomi di malattie infiammatorie acute e croniche.

 Attualmente la criostimolazione si basa sull’esposizione di parte o tutto il corpo umano al freddo estremo per un breve periodo di tempo. Sul mercato sono disponibili due tipi di tecnologie, Partial Body Cryotherapy (PBC) o Whole Body Cryotherapy (WBC). La prima viene denominata come criosauna e si adatta all’uso per un singolo individuo al quale viene vaporizzato intorno al corpo il fluido criogenico. Nella PBC, la testa rimane fuori dall’ambiente freddo gassoso per preservare la respirazione. Le cosiddette criocamere usate, invece, nella WBC possono essere composte da più stanze (da 1 a 3), in cui l’individuo rimane tra gli 1 e i 4 minuti, in base al protocollo prescritto, stando dentro di esse con tutto il corpo compresa la testa.

Esistono due tipi di criocamere per la WBC: una basata su un ambiente gassoso con l’uso del liquido N2 e una basata su una refrigerazione elettrica meccanica. In entrambe devono essere utilizzati gli strumenti di protezione dal freddo quali guanti, calzini e proteggi orecchie. Ci focalizzeremo ora sulla WBC che prevede, dopo una prima esposizione di acclimatazione nella prima camera con una permanenza tra i 30 ai 60 secondi a una temperatura che può raggiungere i -60 °C, il passaggio alla criostimolazione vera e propria che può durare tra gli 1 e i 4 minuti dove possono essere raggiunte temperature che variano tra i -100 e i -180 °C. In base all’individuo, la temperatura corporea risultante post-esposizione in una camera da WBC, varia tra i 18 e i 24 °C. I protocolli si adattano su prescrizione in base alle caratteristiche della persona candidata alla criostimolazione e alle indicazioni terapeutiche. Esistono, tuttavia, delle linee guida redatte da Bouzigon nel 2020 da seguire dagli operatori e dai soggetti. Uno studio pilota tedesco nel 2000 ha valutato l’importanza della WBC nei pazienti con malattie reumatiche quali: fibromialgia, artrite reumatoide, lombalgia cronica, spondilite anchilosante, e altre malattie autoimmuni con una durata media dei sintomi di 4 anni. I risultati evidenziano un livello di dolore dopo l’applicazione della terapia del freddo diminuito in modo significativo. Infatti, la terapia del freddo su tutto il corpo sembra generare importanti effetti a breve termine e effetti un po’ più deboli durante il periodo di trattamento nel suo complesso. Tuttavia, la riduzione del dolore a breve termine coadiuva il trattamento medico sistemico e facilita l’applicazione del trattamento fisioterapico e della terapia occupazionale. Più recentemente Klemm nel 2022 in un suo studio ha valutato gli effetti della WBC in pazienti affetti da artrite reumatoide. I risultati hanno evidenziato che il trattamento aiuta a diminuire il dolore nei pazienti con una conseguente riduzione dell’uso di analgesici.

Gli effetti positivi sembrano corrispondere a una diminuzione del livello delle citochine post-trattamento. Anche in questo caso gli effetti positivi risultano essere maggiori nelle prime fasi del trattamento. Uno studio precedente dello stesso autore che valutava degli effetti della WBC in pazienti affetti da fibromialgia, ha evidenziato una diminuzione dell’intensità della malattia con effetti benefici a livello analgesico nei primi mesi del trattamento. Gli stessi effetti benefici sembrano corrispondere a un miglioramento a lungo termine dei livelli delle citochine pro-infiammatorie. L’uso della WBC, in base agli studi presenti in letteratura riguardanti malattie reumatiche, malattie endocrine e l’uso nello sport e nella attività fisica, sembra essere sicuro e solo con controindicazioni per quanto riguarda i soggetti claustrofobici, ipersensibili al freddo (Raynaud’s phenomenon) e probabilmente, a causa di vasocostrizione e vasodilatazione successiva al trattamento, in coloro che presentano problemi cardiaci.

I probabili benefici riguardano la modulazione di citochine e la stimolazione di endorfine (controllo della infiammazione e riduzione del dolore), stimolazione del metabolismo, stimolazione della circolazione sanguigna, bilanciamento del sistema endocrino e miglior smaltimento delle tossine e di conseguenza migliore recovery post esercizio o post sforzo muscolare, come osservato negli atleti. In base ai benefici riscontrati e alle sue controindicazioni, sembra essere un trattamento coadiuvante in aggiunta ad una adeguata terapia medica, chinesiologica e fisioterapica. 

Nonostante i buoni risultati aneddoticamente riportati è necessario lavorare sulla produzione di protocolli standardizzati applicabili nelle varie patologie reumatiche.

Il nostro gruppo, dopo aver pubblicato una revisione della letteratura sull’uso del WBC negli atleti e nei soggetti sani che svolgono attività fisica o sportiva, sta lavorando ad una revisione sistematica delle evidenze sull’uso della WBC nelle malattie reumatiche per assicurare ai nostri pazienti protocolli ed indicazioni chiare e sicure.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

Bouzigon R, Dupuy O, Tiemessen I, et al. (2021) Cryostimulation for Post-exercise Recovery in Athletes: A Con-sensus and Position Paper. Front Sports Act Living. 24; 688828

Klemm P, B

ecker J, Aykara I, et al. (2021) Serial whole-body cryotherapy in fibromyalgia is effective and alters cytokine profiles. Adv Rheumatol. 61, 3 

Klemm P, Hoffmann J, Asendorf T, Aykara I, Frommer K, Dischereit G, Müller-Ladner U, Neumann E, Lange U. (2022) Whole-body cryotherapy for the treatment of rheumatoid arthritis: a monocentric, single-blinded, ran-domised contro

lled trial. Clin Exp Rheumatol. Nov;40(11):2133-2140

Metzger D, Zwingmann C, Protz W, Jäckel W. (2000) The Whole Body Cold Therapy as Analgesic Treatment in Pa-tients With Rheumatic Diseases. Rehabilitation (Stuttg). 39(2): 93-100

Sarais PM, Alvarez Rey G, Boni G, Diracoglu D, Lains J, Leone R, Migliore F, Perrotta AM, Migliore A. (2023) Whole Body Cryotherapy in Sport and Physical Activity: A Narrative Review. Journal of Orthopedics and Sports Medi-cine. 5: 207-213.