Morfologie n.44 – TESTIMONIANZE – QUEI DOLORI NON PROPRIO DI STAGIONE

Cambio di stagione, prime piogge, temperature in discesa. E, per i pazienti con malattie reumatiche, inizia un “calvario” relazionale che non si può neppure immaginare. Se proviamo a dire, anche sommessamente, che abbiamo dolori o facciamo fatica a muoverci veniamo immediatamente inondati da una valanga di parole e commenti altrui.

Quali? Ci dicono che “è la stagione”, che “i dolori ce li hanno tutti”, che “è una questione del tempo”. Noi non possiamo che rispondere con il silenzio perché spesso, è troppo faticoso spiegare che noi quei dolori e quelle difficoltà le abbiamo durante le quattro stagioni. Magari con intensità diverse secondo le ore e le giornate. Ma preferiamo restare in silenzio dal momento che il mondo fuori di noi, non sapendo nulla delle nostre malattie, sfoggia, comunque, un suo inutile pensiero; cercando goffamente di darci una mano.

Al contrario dimostrano, come se ce ne fosse bisogno, che non ci ascoltano, che non sono minimamente interessati al nostro essere così peculiare. E così, ti ritrovi ad essere appiattito, nel mondo dei doloranti da stagione autunno-inverno senza riuscire a proferire parola. Perché, in fin dei conti, sappiamo che si annoierebbero ad ascoltarci e ci bollerebbero come vittime di professione.

E se invece riuscissimo (ovviamente senza lacrime e vittimismo) a fermare questa valanga di “mal comune mezzo gaudio” e riuscissimo a farci capire? Lo so, non è facile, ma credo sia giusto provare a spiegare. Poche parole, concetti brevi ma chiari per disegnarci come siamo e non come gli altri ci vogliono vedere e giudicare. Mi rendo conto che lo sforzo potrebbe costare parecchio, ma anche la frustrazione del sentirsi raccontare i dolori altrui nel momento in cui fai fatica ad alzarti dalla sedia è un bel fardello da sopportare.

Queste pagine mi sembrano le migliori per sollecitare gli animi ad una sorta di “rivolta” energica da mettere in atto nel momento in cui non si viene rispettati nel nostro sentire, nel nostro sentirci non in equilibrio sulle gambe o impacciati a infilare un bottone nell’asola. Il resto del mondo non vuole sapere dei nostri guai? Va bene, possiamo pure accettarlo visto che la lamentela sembra diventata uno sport di massa, ma proviamo, piano piano (alla nostra maniera) a rigettare l’idea che dobbiamo star zitti perché stanno male anche gli altri. Noi sappiamo che non è vero anche, se come e più degli altri, ci sforziamo a svolgere una vita normale, carica di attività, relazioni, impegni di lavoro e relazioni.

Non propongo una sommossa ma una piccola rivoluzione quotidiana che ci permetta di dire che ci fa male qualcosa anche i giorni di freddo o pioggia senza che si scateni il coro.

di Carla Massi