Morfologie n.40 – Vissi d’arte

La forma del suono,

disegnata con gli echi

dell’anima.

 

A Milano una mostra del Maestro giapponese Shuhei Matsuyama, propone una serie di opere sul tema a lui caro dello ‘Shin-on’, perché tutto è suono e tutto può entrare in risonanza con la nostra anima.

di Maria Rita Montebelli

Dipingere il suono delle cose, lo ‘Shin-on’ una sorta di grido dell’anima che prende forma sulla tela. È questo il peculiare percorso artistico scelto da Shuhei Matsuyama, artista di origini giapponesi, da molti anni residente in Italia. Il suo lavoro si ispira alle teorie di Kandinsky, che assimilava il colore ad una sorta di suono interiore e allo stesso tempo si allaccia alle modalità espressive della cultura orientale. Una pittura essenziale che parte da un’intuizione filosofica; lo Shin-on è infatti la musica che origina ed esprime tutte le cose. Quel suono al quale la lingua giapponese dedica una ventina di ideogrammi (il suono del cuore, del nuovo, del vero, del bosco, della fede, del corpo, dell’acqua, delle labbra, ecc.). Una sensazione impalpabile, qual è appunto un’onda sonora, che prende corpo e anima attraverso i pennelli dell’artista. Secondo Matsuyama, che ha esposto cinque volte alla Biennale di Venezia, “tutto è suono”, Shin-on e la sua pittura rende ‘materia’ visibile quest’idea, creando un ponte tra la sensazione sonora e quella visiva, racchiudendole entrambe in una sinestesia di linee e di colore. E i suoi quadri risvegliano le nostre sonorità interiori e personali, presentandosi come partiture da leggere, da animare attraverso tutti i nostri sensi. Andando a scolpire il silenzio in punta di pennello.

“Sin dall’inizio – sottolinea Matsuyama – quando ho dovuto spiegare il significato di Shin-on, ho sempre detto che è una sorta di grido del cuore, un’espressione in sintonia con il sé”. È con queste parole che l’artista sintetizza il senso della sua ricerca artistica, che nasce dall’esigenza di dar voce alle vibrazioni dell’animo umano, attraverso una pittura dall’impronta informale e materica.

Lo Spazio HUS di Milano ha di recente ospitato una piccola mostra dell’artista giapponese, curata da Francesca Bianucci e Chiara Cinelli. Mostra che comprende pitture che si fondono con la materia (legno o cartone), accanto a sculture essenziali che assomigliano a totem antichi, echi di civiltà scomparse che riecheggiano nel nostro presente attraverso il linguaggio atemporale del mito.

“La personalità artistica del Maestro Shuhei Matsuyama – osservano Francesca Bianucci e Chiara Cinelli – trova un’identità molto forte nell’incontro tra esperienza artistica e esperienza spirituale. Le sue opere sono il frutto di un processo di stratificazione di carte sottilissime e di pigmento, che infonde quella tipica rugosità alla superficie dell’opera, la cui impronta materica fa da contrasto all’uso sfumato, puro e assoluto del colore. Il risultato è una pittura che dà accesso alla natura segreta delle cose, a quella dimensione spirituale e intangibile, di cui queste opere sono la perfetta materializzazione”.