Morfologie n.38 – LA SCRITTURA COME TERAPIA – La scrittura per ‘auto – crearsi’ di Italia Agresta

Con la pandemia è aumentato l’impatto negativo sulla salute mentale, soprattutto nelle persone con patologia reumatologica e rara. L’esigenza di sviluppare e sostenere il Ben-Essere psico-corporeo, considerata necessaria anni fa, oggi è diventata cruciale. Sappiamo che la mente non è slegata dal corpo: i nostri pensieri e le nostre emozioni amplificano la percezione di tutto ciò che vi accade. Per questo Apmarr ha deciso di sostenere un laboratorio innovativo di Scrittura Autocreativa, grazie alla collaborazione con il dottor Gabriele Zen, autore del Modello della Scrittura Autocreativa.

La scrittura Autocreativa nasce dalla fusione delle due tipologie di scrittura da cui trae i suoi fondamenti: la Scrittura Autobiografica e la Scrittura Creativa – dalla diaristica, alla epistolare – vengono organizzate secondo una precisa architettura, nella quale il fruitore è
chiamato a orientarsi e muoversi. È un modello che si evolve in qualcosa di nuovo: una scrittura generativa in cui la persona si autocrea curando la propria l’identità. Tale architettura permette di superare i limiti che ognuna delle scritture coinvolte presenterebbe se affrontata singolarmente, con il solo obiettivo di superare il tema dell’autoinganno, che specialmente nella narrazione di sé tende per sua natura a comparire.

La scrittura Autocreativa interviene sul conflitto interiore della persona, andandone a sbloccare l’empasse ed eliminando il sintomo comportamentale espresso. Durante la fase di autobiografia e delle scritture relazionali di cura, Gabriele Zen ha affiancato il gruppo di lavoro nell’elaborazione del processo di scrittura, al fine di cercare elementi specifici come le ridondanze esistenziali del passato, che rappresentano un sintomo comportamentale espresso nel presente e che consentono di far comprendere e orientare la persona la presa di consapevolezza del proprio vissuto e dell’equilibrio delle proprie identità.

La Consulenza Sociale di Cura permette quindi di leggere la propria storia e le scritture che vengono prodotte secondo una precisa ottica in cui la persona è in grado di acquisire consapevolezza rispetto, come si diceva, alla propria identità: da vissuto, l’identità sociale e l’identità reale/virtuale. Nel percorso non è svelato dove andremo, ma solo ciò che serve in quel momento è messo a conoscenza della persona, che dovrà riflettere sugli spunti emersi durante gli incontri: c’è grande attenzione a mantenere la suspence; e l’incredulità e la reticenza vengono abbandonate, lasciandosi guidare nelle pieghe della propria vita, nelle memorie, nei lutti, nei desideri e sogni. L’equilibrio giocato tra fantasia e realtà permette di attingere a frammenti di sogno, che possono diventare i futuri tasselli del mosaico della nostra vita. Quando finalmente attribuiamo al nostro protagonista le nostre caratteristiche e la nostra psicologia e gli chiediamo di affrontare il nostro tema ed i sintomi comportamentali a esso correlati, liberiamo uno dei nostri ‘Io’ nascosti, consapevoli finalmente delle sue origini. Si cerca, nel percorso guidato, di trovare nuove strategie, nuove strade, una nuova visione di sé. Avviene cioè quella magia in cui il personaggio prende il sopravvento sulle nostre inibizioni, trascinandoci in rischi che non pensavamo mai di poter affrontare, aprendo o chiudendo, ricreando o distruggendo. Alla fine del turbine creativo in cui siamo stati trascinati, il protagonista valuta tutte le soluzioni e le possibilità, scegliendo di seguire i suoi bisogni e le sue passioni. Nel finale del racconto scritto ci riappropriamo della nostra realtà in un presente che coincide con l’inizio della nostra nuova storia. Questa fase è catartica e liberatoria perché ricordiamo che il protagonista è una parte di noi, non un personaggio fantastico: in quel momento ci riappropriamo di quella parte di noi da cui eravamo stati separati, permettendole di riunirsi alla nostra nuova identità, più forte, più lucida, più consapevole. Finiscono i tabù e le inibizioni e diventa chiaro che ciò che ha osato colui che fino a poco fa era solo un personaggio è per sua natura alla nostra portata, perché siamo noi stessi. Il ricongiungerci con consapevolezza a questi ‘Io’ dai quali siamo stati separati, significa riappropriarsi della nostra ‘natura’, per riacquistare la visione completa della nostra identità e quindi dei nostri bisogni e desideri reali.

 

Apmarr sostiene un laboratorio innovativo di Scrittura Autocreativa, in collaborazione con il dottor Gabriele Zen.