È un’Italia divisa in due quella delle performance sanitarie e socio-sanitarie delle Regioni: gli indici più alti si registrano al Centro-Nord, ma la buona notizia è che il Sud mostra i maggiori miglioramenti, rispetto agli anni passati. E intanto ci si prepara ad affrontare l’impatto dell’autonomia differenziata. APMARR ha preso parte all’Expert Panel che ha contribuito al rapporto.
di Italia Agresta
Interpretare in maniera strutturata le performance dei sistemi sanitari regionali e confrontarli tra loro per vedere dove la sanità funziona meglio e apportare correttivi dove necessario. È questa la mission del rapporto CREA (Centro per la Ricerca Economica Applicata) Sanità sulle Performance regionali, giunto quest’anno alla XII edizione.
Poco più della metà degli italiani (il 55%) vive in Regioni capaci di garantire una soddisfacente tutela della salute, ma per il restante 45% le cose non vanno benissimo. È in sintesi questo il messaggio che scaturisce dall’edizione 2024 (la XII) del Rapporto ‘Opportunità di tutela della Salute: le Performance Regionali’, redatto da un Expert Panel di 104 componenti, afferenti a 5 categorie di stakeholder (industria medicale, istituzioni, professioni sanitarie, management aziendale e utenti ed associazioni, tra le quali APMARR, affiancati da due supervisor).
La decennale collaborazione tra APMARR e CREA Sanità ha visto negli anni expertise e risorse preziose messe a sistema per lo sviluppo di progetti innovativi e la realizzazione di obiettivi comuni. Nel panorama sempre più competitivo del mondo moderno, per le associazioni di volontariato collaborare con Istituzioni pubbliche, private e con i centri di ricerca è la chiave per aprire nuove porte e sfruttare opportunità altrimenti inaccessibili. Questi partenariati non solo offrono la possibilità di ampliare il proprio network, ma anche di condividere risorse, conoscenze ed esperienze per il bene comune.
CREA Sanità nasce nel 2013 come Consorzio promosso dall’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata e dalla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) e raccoglie l’esperienza ventennale e le competenze di un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’.
Il Report
‘Opportunità di tutela della Salute: le Performance Regionali’ si propone di fornire un contributo alla definizione delle politiche sanitarie e sociali, con la finalità ultima di promuovere miglioramenti nelle opportunità di tutela socio-sanitaria (intesa in senso lato), offerte nei diversi luoghi di residenza regionale.
A tal fine è stata predisposta, e affinata negli anni, una metodologia, fondata sul riconoscimento della natura multidimensionale della Performance e sulla composizione delle diverse prospettive di cui sono portatori gli stakeholder del sistema socio-sanitario.
L’indice unico di Performance viene determinato sulla base della metodologia sviluppata da CREA Sanità, che assegna un ruolo centrale all’Expert Panel multi-stakeholder, che è chiamato a individuare le dimensioni della performance, un set di indicatori rappresentativo delle dimensioni di performance, ad elicitare il valore attribuito alle determinazioni degli indicatori e il valore relativo attribuito ai diversi indicatori e ad elaborare infine l’indice sintetico di performance, secondo le diverse prospettive e il relativo contributo delle diverse dimensioni.
Le ‘pagelle’ delle Sanità Regionali
La valutazione 2024 delle Performance regionali, in tema di opportunità di tutela socio-sanitaria offerta ai propri cittadini, oscilla da un massimo del 60% (fatto 100% il risultato massimo raggiungibile) ad un minimo del 26%. Il risultato migliore lo ha ottenuto il Veneto ed il peggiore la Calabria. Si conferma dunque che i livelli di Performance regionali risultano ancora significativamente distanti da un target ottimale. Il divario fra la prima e l’ultima Regione è decisamente rilevante: un terzo delle Regioni non arriva ad un livello pari al 40% del massimo ottenibile. Qualitativamente, nel ranking si identificano quattro gruppi di Regioni: Veneto, Piemonte, P.A. di Bolzano e Toscana raggiungono livelli complessivi di tutela significativamente migliori dalle altre, con un indice di Performance che supera il 50% (rispettivamente 60%, 55%, 54% e 53%). Nel secondo gruppo si trovano sette Regioni con livelli dell’indice di Performance abbastanza omogenei, compresi tra il 50% ed il 45%: Friuli-Venezia Giulia, P.A. di Trento, Emilia-Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Marche e Lombardia. Nel terzo gruppo, caratterizzato da livelli di Performance compresi nel range 37-44% si collocano Sardegna, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo e Puglia. Infine, quattro Regioni (Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria) si attestano su livelli di Performance inferiori al 35%. La composizione del gruppo delle Regioni che si situano nell’area dell’eccellenza, come anche quella del gruppo, numericamente rilevante, delle Regioni (tutte Meridionali) che purtroppo rimangono nell’area intermedia e critica, è rimasto pressoché costante negli anni.
Dal 2013 CREA Sanità sviluppa una metodologia partecipata atta a produrre una valutazione annuale delle performance dei Servizi Sanitari Regionali, mediando il valore che i differenti stakeholder del sistema attribuiscono ai diversi indicatori di risultato. Ogni anno viene prodotto, e reso disponibile online, un Report con i risultati ottenuti.
Le ‘Dimensioni’
Aggregando i risultati per “Dimensione”, si può osservare come “Appropriatezza, Esiti e Sociale” contribuiscano per oltre il 60% alla performance (rispettivamente per il 26,6%, 23,9% e 16,2%); segue la “Dimensione Innovazione“ (11,4%), mentre le “Dimensioni Equità ed Economico-finanziaria”, contribuiscono rispettivamente per il 11,2% ed il 10,7%. Sebbene con alcune apprezzabili differenze quantitative, gli Esiti e l’Appropriatezza (con eccezione dei rappresentanti delle Istituzioni) sono nelle prime tre posizioni per tutte le categorie di stakeholder; la “Dimensione Sociale” anche, ma con l’eccezione dei rappresentanti del Management aziendale. La “Dimensione Equità” è in quarta posizione per tutte le categorie di stakeholder e l’”Economico-finanziaria” è tra le ultime due per tutte le categorie, ad eccezione del “Management aziendale”, per il quale è al secondo posto dopo l’”Appropriatezza”. Rispetto alla precedente edizione si registra una riduzione notevole del “peso” associato alla “Dimensione Equità” (-10,9 punti percentuali); si riduce ancora anche il peso delle “Dimensioni Economico-finanziaria” (-1,4 punti percentuali); rimane quasi costante quello dell’Innovazione (-0,1 punti percentuali); aumenta, in modo complementare, il contributo di “Esiti, Appropriatezza e Sociale” (+10,1, +1,7 e +0,5 punti percentuali rispettivamente). La dinamica dei “pesi” rispetto alla precedente edizione, l’incremento di “Esiti, Appropriatezza e Sociale”, sembra essere in relazione con il modello organizzativo che sta evolvendo (DM 77, PNRR, etc.); la priorità sembrerebbe il monitoraggio degli “Esiti” e dell’appropriatezza di presa in carico nel setting extra-ospedaliero (ADI etc.). Il ritorno della “dimensione economica” tra le priorità nell’agenda del Management delle aziende sanitarie può essere messo in relazione con le difficoltà gestionali derivanti dalla limitatezza delle risorse. Il focus della Performance si sposta verso il monitoraggio delle politiche di potenziamento del territorio e di integrazione con i servizi sociali, ritenute essenziali in termini di tutela della popolazione, che richiede una garanzia di Esiti, congiunta ad una integrazione tra sanità e sociale, superando la separazione di ruoli e competenze.
L’andamento delle performance negli anni
Oltre alla misurazione della Performance, quest’anno è stata presentata la sua dinamica nel medio periodo (ultimo quinquennio). A livello nazionale, a fronte di un livello complessivo di Performance (ottenuto mediando gli indici di Performance delle singole Regioni), pari al 43,8% del valore teorico ottimale, nell’ultimo quinquennio si è registrata un miglioramento del 46%; tale miglioramento ha interessato tutte le ripartizioni geografiche, in maggior misura le Regioni del Mezzogiorno (+75,9% in media), poi quelle del Nord-Est (+44,9%), quelle del Nord-Ovest (+40,9%) e del Centro (+37,4%). Negli ultimi anni, quindi, sembra essersi verificata una significativa riduzione delle distanze in termini di opportunità di tutela della salute fra Meridione e Settentrione. Malgrado il Panel rilevi un livello attuale di Performance ancora lontano da valori ottimali, non sembra che le Regioni con Performance migliori abbiano registrato significativi passi avanti. E questo probabilmente sta ad indicare l’esistenza di limiti strutturali, nell’attuale assetto del sistema sanitario.
Dal 2003, Crea Sanità diffonde le attività svolte nel campo dell’economia, della politica e del management sanitario, fornendo elementi di valutazione sulle performance del sistema sanitario e sulle sue prospettive future. Ogni anno viene pubblicato il Rapporto Sanità, consultabile anche on line (in italiano e inglese).
Verso l’autonomia differenziata in sanità: cosa attendersi?
Nell’edizione 2024, il Panel ha inoltre selezionato un sottogruppo di indicatori scelti per il futuro monitoraggio degli effetti dell’Autonomia differenziata in Sanità (qualora dovesse essere riconosciuta ad alcune Regioni), finalizzati a realizzare una prima sperimentazione utile a valutare gli effetti di eventuali modifiche istituzionali, identificando eventuali criticità nei diversi livelli di governance: nazionale, regionale e locale.
Partendo dal presupposto che l’elemento chiave per la valutazione degli effetti della AD sarà rappresentato dall’aspettativa che tutte le Regioni vadano incontro ad un processo di miglioramento o, almeno, di non peggioramento, per il rischio che l’autonomia diventi più competitiva che cooperativa, si è impostata una modalità di monitoraggio che si concentra sulla capacità di apprezzare gli effetti che si determineranno dopo l’eventuale riconoscimento dell’AD ad un gruppo di Regioni. Nello specifico, il Panel ha selezionato dal set completo di indicatori della misura della Performance, un sottogruppo di dieci indicatori, due per ognuna delle cinque dimensioni di valutazione (viene in questo caso escluso il Sociale). Non essendo ad oggi stata riconosciuta l’AD a nessuna Regione, al solo fine di sperimentare l’implementabilità della metodologia, sono state calcolate e poi comparate, per il periodo 2017-2022, le dinamiche registrate in alcuni gruppi di Regioni, per avere una misura dell’impatto dell’AD. In particolare, sono state confrontate il gruppo delle Province/Regioni Autonome o a statuto speciale, verso le altre, quelle in Piano di Rientro e le Regioni che hanno richiesto l’AD nel 2017 (Emilia Romagna, Lombardia e Veneto), verso le altre. Le dinamiche, per ogni indicatore, possono essere confrontate in varie modalità, ovvero in termini di: numero di Regioni in miglioramento o peggioramento ed entità del miglioramento/peggioramento dell’indicatore. La dinamica apprezzabile per ogni indicatore è stata sintetizzata in un’unica variazione media, semplice o ponderata con i pesi attribuiti dal Panel agli indicatori. L’Indice sintetico ponderato (ISP) misura il rapporto tra le aree di peggioramento e di miglioramento nel periodo considerato. Il valore 0 indica una compensazione fra i miglioramenti e i peggioramenti regionali, il valore 1 un miglioramento per tutte le Regioni del gruppo, il -1 un loro peggioramento. Le Province/Regioni autonome o a statuto speciale hanno ottenuto un ISP di 0,38, le altre di 0,40. Quindi, nel periodo 2017- 2022, la dinamica nelle Province/Regioni autonome o a statuto speciale è stata leggermente peggiore rispetto alle altre. Le Regioni in piano di rientro registrano un ISP di 0,44, contro lo 0,37 delle altre, quindi di fatto sono andate meglio delle altre. Infine, le Regioni che hanno chiesto l’autonomia differenziata registrano un ISP pari a 0,36 verso lo 0,40 delle altre.