Siamo nel mezzo di una rivoluzione dei comportamenti, del modo di pensare e di vivere le emozioni, ma soprattutto siamo nel mezzo di una rivoluzione nel modo di comunicare e di relazionarci tra noi.
L’emergenza del Covid-19 oltre che provocare danni alla salute pubblica e pesanti contraccolpi all’economia del paese, sta provocando danni sotto l’aspetto psicologico e sociale dell’intera comunità.
Come spesso accade la causa è unica ma gli effetti sono diversi, sia nella tipologia dei disagi che nella gravità dei malesseri provocati. Tra i più colpiti ci sono i più fragili: i pazienti già affetti da patologie croniche. In questo nuovo scenario, l’unica riflessione che ci scuote più delle altre, è considerare che «siamo tutti insieme un unico organismo»
ed agendo e pensando tutti nello stesso modo, in relazione ai comportamenti da instaurare per debellare il virus, ci sentiamo per un momento più forti e più sicuri.
Per sentirsi insieme un unico organismo dobbiamo ascoltare e comprendere i reali bisogni, saper leggere il modo in cui vivono questa emergenza, indagando sulle riflessioni del loro vissuto psicologico, sul loro rapporto con la patologia, in questo momento, e su quelle che sono le loro paure, le loro incertezze. Lo scopo è quello di cercare di dare risposte in grado di incidere sui comportamenti disfunzionali rispetto alla gestione della loro terapia, a come vivono questa emergenza e alla percezione del loro sentirsi ascoltati.
Nasce da queste considerazioni l’idea di realizzare un progetto di indagine, di «ascolto», tra le persone affette da malattie reumatologiche e rare, promosso dall’Osservatorio APMARR, in collaborazione con Helaglobe azienda che ha messo a disposizione le proprie competenze senza alcuno scopo di lucro ma con la sola finalità di dare il proprio contributo in questo momento difficile.